PACOMIO (III-IV secolo)
Al santo monaco Pacomio è notoriamente attribuita l’origine del monachesimo cenobitico. Pacomio nacque nel 287 ad Esna, nell’Alto Egitto, da genitori pagani e, all’età di vent’anni, fu arruolato a forza nell’esercito imperiale romano, allora impegnato in una campagna militare nelle province orientali; imprigionato nel 312, fu confortato e sfamato da alcuni cristiani.
Profondamente commosso dal nobile gesto, Pacomio si convertì al cristianesimo e, liberato, intraprese la via della formazione che lo condusse al battesimo prima e alla consacrazione monastica dopo.
Divenne, quindi, discepolo dell’anacoreta Palamone con il quale visse alcuni anni. Rifugiatosi in seguito nel deserto della Tebaide, stette con Antonio “il Grande”, fondatore dell’eremitismo.
Tra il 318 e il 320 decise di fondare il primo monastero cenobitico, volendo così seguire l’esempio di Gesù che - come attestano i Vangeli - viveva con i suoi discepoli. La piccola comunità di monaci fondata da Pacomio ben presto si incrementò al punto da richiedere l’istituzione di una “Regola” per disciplinare la vita dei cenobiti.
Questa “Regola” - detta “dell’angelo” a motivo della leggenda che la vuole consegnata al monaco dal cielo - consta di tre fondamentali princìpi: preghiera, disciplina e lavoro.
Alla morte di Pacomio, nel 346, il monachesimo cenobitico si diffuse in Egitto, in Palestina, in Siria, nel Nord Africa e nell’Europa occidentale.