Il Monachesimo: profilo storico

Il Monachesimo, dalle parole greche mònos (uno) e oikìa (casa), è un fenomeno religioso caratterizzato dal volontario abbandono di qualsiasi tipo di interazione sociale, per dedicarsi completamente alla vita contemplativa, intesa come continua ricerca di Dio e mortificazione corporale. La lettura e la memorizzazione dei passi della Sacra scrittura era uno degli elementi fondamentali della vita monastica. 

Il Monachesimo nacque nel III secolo d.C. in Egitto con Antonio il Grande (250 circa- Deserto della Tebaide 356 d.C.), il primo che, dedicandosi alla vita monastica nel deserto, diede inizio all'eremitismo, che prevedeva completa solitudine, continua preghiera, reclusione perpetua o temporanea, esicasmo, povertà, mancanza di cura per se stessi, digiuno e barba lunga. 

Poco dopo, sempre in Egitto, Pacomio (292-348 d.C.), radunando una comunità di monaci, fondó il primo Cenobio sulle rive del Nilo, prescrivendo, oltre alla vita contemplativa e alla preghiera, l’uso del lavoro manuale come forma di autosostentamento.

Dall’Egitto il Monachesimo raggiunse la Palestina, la Siria, la Mesopotamia, l’Asia Minore settentrionale e l'Europa.

In Asia minore, intorno al 350, Basilio di Cesarea (330-379 d.C.) fondó numerosissimi Cenobi e offrí ai Cristiani - e solo a loro, non a tutti - un modello di comportamento successivamente adottato, in tutto o in parte anche da Superiori di monasteri. Basilio non scrisse una Regola monastica, tanto che i monaci in Oriente non seguirono regole di Ordini monastici ma solo del monastero di appartenenza. I monaci orientali non sono stati, infatti, mai organizzati in “Ordini” come i monaci occidentali.

In Europa, invece, Benedetto da Norcia;(480-547 d.C.) scrisse una Regola monastica vera e propria, ispirandosi anche agli insegnamenti di Basilio, Regola a cui aderirono i monaci dell’epoca che poi saranno organizzati in Ordini specifici.

Prima nel monastero di Sakkudion in Bitinia e poi nel monastero di Studion a Costantinopoli, Teodoro Studita (759-826 d.C.), riformó il Monachesimo all’insegna della disciplina, dello studio, del lavoro manuale e decise anche di introdurre nella sua comunità uno scriptorium e una biblioteca, per favorire la copiatura dei manoscritti e il loro studio.

Una forma intermedia di Monachesimo, tra l’eremitismo e il cenobitismo, è il lavrismo, il cui termine deriva dalla parola lavra (laura), generalmente una valle in cui sono presenti numerose grotte, nelle quali i monaci si stabilivano e vivevano da eremiti, eccetto che per alcuni momenti della giornata durante i quali si riunivano per pregare e nutrirsi.

Le fonti scritte ed archeologiche documentano, infatti, la presenza di questi luoghi di meditazione e preghiera in zone impervie, muontuose e solitarie dove era possibile dedicarsi alla vita contemplativa per cercare l'unione mistica con Dio.